Come posso sapere se il mio cane ha gli acari?

Gli acari sono animali antichissimi, tra i primi ad aver colonizzato la terraferma e ne esistono moltissime specie (si sospetta che siano centinaia di migliaia, di cui la maggior parte non ancora identificate) in grado di infestare diversi tipi di substrato, dalla farina alla polvere alla cute di animali come, per l’appunto, i nostri cani.

Per questo motivo, se la domanda è rivolta a sapere se qualche specie di acaro sta anche solo provvisoriamente transitando sul pelo o la pelle del nostro amico a quattro zampe, la risposta è probabilmente .

Se invece la nostra preoccupazione riguarda la possibilità che il nostro cane abbia o meno una forma patologica dovuta a questa famiglia di ospiti, allora il campo si restringe a 4 tipologie di acari del cane:

Otodectes cynotis

Responsabile dell’otoacariasi o rogna auricolare, è un acaro cosmopolita di dimensioni relativamente grandi (un granello di sabbia), spesso responsabile di otite esterna in cane, gatto e furetto, con prurito di intensità variabile e produzione di cerume generalmente bruno e secco.

Nonostante in questo articolo stia trattando l’Otodectes come acaro delle orecchie del cane, la specie più sensibile a questo tipo di infestazione è sicuramente il gatto, frequentemente responsabile della diffusione ad altri animali e, in rari casi, anche all’uomo in cui può causare papule pruriginose su tronco e arti.

La diagnosi è spesso semplificata dalle sue generose dimensioni che ne permettono l’identificazione tramite semplice osservazione con otoscopio ma , se non così non fosse, una più accurata diagnosi è possibile tramite tampone auricolare e osservazione microscopica del cerume prelevato.

Fortunatamente la terapia non è particolarmente complessa e prevede inizialmente di pulire al meglio il condotto auricolare allo scopo di rimuovere la maggior parte dei parassiti e il cerume, una volta eseguito questo passaggio sarà possibile eseguire una terapia topica o sistemica con un’ampia varietà di prodotti tra cui il vostro veterinario potrà scegliere tenendo presente che il ciclo riproduttivo dell’Otodectes è di circa 3 settimane.

Il trattamento va sempre esteso a tutte le specie conviventi e suscettibili di infestazione attiva o anche solo in grado di svolgere il ruolo di portatore asintomatico.

Cheyletiella spp

Cheyletiella-spp

Responsabile di malattia dermatologica parassitaria e contagiosa in cane, gatto e coniglio. Le diverse specie manifestano una predilezione nello scegliere l’animale da infestare ma questo non esclude la possibilità di identificare, per esempio,  il parassita tipico del cane come responsabile di patologia del coniglio.

La Cheyletiellla vive sullo strato più superficiale della cute nutrendosi di detriti epidermici e depone le uova sul fusto pilifero, ha un ciclo vitale di circa 3 settimane e può sopravvivere lontano dall’ospite fino a una decina di giorni.

Il contagio avviene principalmente per contatto diretto ma, in rari casi, può avvenire tramite ambiente infestato e, ancor più raramente, le uova possono essere veicolate da ectoparassiti come pulci e mosche. La patologia si presenta con lesioni prevalentemente distribuite sul tronco del soggetto infestato e caratterizzate da scaglie secche e prurito di intensità variabile, da assente a molto intenso.

Nelle infestazioni più massive è possibile visualizzare a occhio nudo i parassiti che passeggiano allegramente su cute e pelo; il soprannome di forfora che cammina deriva proprio dalla difficoltà a distinguere i parassiti dalle scaglie prodotte in corso di patologia.

La diagnosi avviene tramite identificazione al microscopio del parassita, la cui raccolta avviene tramite scotch test, ovvero l’utilizzo di una banda di nastro adesivo premuta sul tavolo da visita dopo aver rimosso e lasciato cadere i detriti, contenenti uova e parassiti, con una spazzola o con le mani, oppure, in caso di infestazione massiccia, direttamente sul pelo del soggetto.

In Italia, al momento, non esiste alcuna molecola registrata per questa specifica acariasi; tuttavia la maggior parte dei prodotti con effetto acaricida, sia topici che sistemici, sono stati utilizzati con risultati soddisfacenti.

Se sospettiamo questo tipo di infestazione sarà bene rivolgerci al nostro veterinario di fiducia che prescriverà il trattamento più adeguato e lo estenderà a tutti gli animali presenti nell’abitazione data l’alta possibilità di contagio anche nei confronti dell’uomo.

Demodex spp

Causa della demodicosi o rogna rossa è un acaro che svolge il suo intero ciclo vitale sull’ospite e non è in grado di sopravvivere lontano da esso.

Questo tipo di rogna è considerata non contagiosa e il passaggio del parassita avviene dalla madre al cucciolo, per contatto diretto, nei primissimi giorni dopo la nascita. Le lesioni inizialmente sono alopecie localizzate e non pruriginose che possono diventare eritematose al punto da giustificare il nome di rogna rossa.

Principalmente localizzate su testa e arti anteriori, col progredire della patologia le lesioni possono confluire ed estendersi fino a diventare un alopecia diffusa su tutto il corpo fino agli spazi interdigitali, con insorgenza di pigmentazione grigio scura e infezioni batteriche secondarie responsabili di prurito.

Attualmente il meccanismo per cui la patologia insorga non è ancora stato chiarito. In parole povere si ipotizza che una non ben determinata predisposizione genetica venga trasferita dai genitori e, in associazione con diversi fattori immunodepressivi, sia la causa di tale malattia. Per questo motivo viene sconsigliata la riproduzione dei soggetti che abbiano presentato questo tipo di patologia, soprattutto se in forma diffusa.

La diagnosi di demodicosi avviene tramite identificazione al microscopio del parassita e la tecnica di campionamento di elezione è il raschiato cutaneo profondo.

Dato che il Demodex si annida principalmente nei follicoli piliferi e nelle ghiandole sebacee, in alcuni casi è possibile ritrovarlo in campioni di pelo prelevato dalle zone più colpite. Per determinare il tipo di terapia da utilizzare, bisogna prima fare una distinzione tra la forma giovanile e quella del soggetto adulto e tra localizzata e diffusa.

Generalmente la forma giovanile localizzata non viene trattata perché considerata autolimitante, ovvero nella maggior parte dei casi guarisce spontaneamente nel corso di pochi mesi. Tutte le altre forme invece (giovanile diffusa, dell’adulto localizzata e diffusa), a prescindere che siano già complicate o meno da infezioni batteriche o da lieviti secondarie, dovranno essere trattate.

Le terapie più tradizionali prevedono l’applicazione topica tramite spugnature o lavaggi di sostanze acaricide in associazione alla somministrazione sistemica di farmaci appartenenti alla famiglia delle avermectine. Negli ultimi anni sono state commercializzate in Italia prodotti, a somministrazione orale o spot-on mensile, che hanno dato ottimi risultati nel trattamento di questa malattia.

Inoltre, come già detto precedentemente, nel piano terapeutico bisognerà tenere conto delle infezioni secondarie e delle possibili cause di immunodepressione che avranno facilitato o avviato la replicazione del parassita.

Sarcoptes scabiei var. canis

Sarcoptes-scabiei-var.-canis

è l’acaro responsabile della rogna sarcoptica o scabbia canina. Si presenta con forma rotondeggiante e si annida prevalentemente negli strati più superficiali dell’epidermide dove scava gallerie in cui deposita le proprie uova.

Il contagio della malattia avviene per contatto diretto e solo raramente per mezzo di ambiente infestato dato che la sua sopravvivenza lontano dall’ospite è piuttosto limitata. Il sintomo principale è il prurito che aumenta progressivamente da lieve a intenso fino a incoercibile, le lesioni tipiche sono papule crostose di colore variabile inizialmente localizzate nelle zone più povere di pelo per poi, con l’avanzare della patologia, invadere l’intero corpo. L’intenso grattamento provocato da questa malattia porta a lesioni da autotraumatismo facilmente esposte a infezioni batteriche o da lieviti.

La rogna sarcoptica è considerata una zoonosi data la possibilità di contagiare altre specie tra cui l’uomo in cui si manifesta con papule simili a quelle presenti nel cane ma, a meno che non si sia in presenza di soggetti immunocompromessi, generalmente è autolimitante per cui basta curare l’animale fonte del contagio per risolvere il problema.

Come in tutte le acariasi la diagnosi avviene per identificazione del parassita al microscopio.

Data l’abitudine a colonizzare gli strati superficiali della cute, il campionamento avviene tramite raschiato superficiale che probabilmente dovrà essere ripetuto più volte vista la scarsa carica parassitaria sufficiente a scatenare la patologia e la conseguente difficoltà a localizzarlo.

Come per la demodettica, la terapia prevede l’utilizzo sia di prodotti topici tramite spugnatura o lavaggi, sia la somministrazione orale o spot-on di farmaci ad azione sistemica a discrezione del veterinario di fiducia, che determinerà l’intensità del trattamento sulla base della sintomatologia, integrandola eventualmente con antibiotici e/o antimicotici in caso di infezioni secondarie.

Essendo una forma molto contagiosa, dovranno essere sottoposti a terapia tutti gli animali a stretto contatto con il soggetto malato.